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a cura del dr. Paolo Libra

Sfogliando i più antichi documenti conservati presso l'archivio comunale di Pancalieri si possono ricavare tutta una serie di notizie inerenti alla vita del paese nei secoli passati, risalendo indietro negli anni non solo fino alla prima età moderna, ma addirittura alle soglie del medioevo. La consultazione degli ordinati comunali (cioè i verbali del consiglio, che, secondo gli statuti del 1433, era composto da 16 consiglieri ultraventicinquenni, compresi i due sindaci, ed era presieduto dal castellano, rappresentante del signore) consente la ricostruzione delle vicende comunitarie dal 1430 ad oggi. In consiglio, infatti, venivano trattati gli argomenti più spinosi, quali le periodiche contribuzioni in denaro cui erano tenuti gli abitanti, i ripari ai fiumi ed ai canali, le misure d'emergenza in caso di guerra o di pestilenze e venivano lette le missive che giungevano alla comunità da parte del feudatario e degli ufficiali centrali. Altra fonte preziosissima di notizie sono i conti dei chiavari (segretari comunali) e i catasti.

Questi ultimi, in particolare, elencano con perizia i beni immobili di ogni singolo contribuente, siano essi campi coltivati o stabili siti nel borgo, indicando tutte le coerenze e l'imposta da pagare. Il più antico catasto risale al 1434, ma ve ne sono due probabilmente più antichi, che hanno perso però le loro pagine iniziali, rendendo impossibile una datazione certa. Esistono poi anche numerosi libri di misure del Cinquecento, di cui due, risalenti al 1523 ed al 1547, riportano esclusivamente i nomi dei pancalieresi proprietari di beni in territorio di Casalgrasso, nella zona, da sempre contesa, al di qua del Po. Prima di quello del 1759, che è il più accurato di tutti e comprende anche una mappa o quadro d'unione, venne redatto, nel 1680, un catasto che col tempo si guadagnò il soprannome di Strassone, forse per le precarie condizioni nelle quali si ridusse dopo un intenso uso.

I documenti sono in lingua latina e vergati in scrittura notarile cancelleresca, assolutamente incomprensibile ai profani, fino al 1560. Successivamente risultano di più facile consultazione poiché in italiano ed in calligrafia corsiva.

Generalmente ogni catasto è preceduto da una lista di tutti i contribuenti, ordinati secondo la lettera d'inizio del nome di battesimo e facendo ad esso seguire il casato.

Gli elenchi dei cittadini proprietari, assieme a quelli dei capi di casa qua e là sparsi tra le pagine delle deliberazioni, sono la fonte pressoché unica per ricostruire l'origine dei cognomi pancalieresi.

Una cosa balza all'occhio subito: le famiglie presenti in Pancalieri nel secolo XV sono quasi tutte ancora abitanti in loco. Certo, il tempo e le modificazioni linguistiche ne rendono alcune riconoscibili solo dopo attenti studi. Chi direbbe infatti che dietro ai Textores quattrocenteschi si celino i Libra o dietro ai Raymondi i Clara oppure che gli Exclarandi siano gli Oddono? Le famiglie contrassegnate con quei cognomi, infatti, si divisero in più rami e ciascuna linea, per distinguersi dalle altre, adottò una seconda denominazione che si affiancò alla prima fino a sostituirla definitivamente. Nel caso dei Textores, che svolgevano il mestiere di coltivatori-tessitori di canapa, per esempio, i nuclei familiari erano molti: de Libera, de Cozola, Baburla, Aycardi. Di questi solo i Libra sopravvivono ancora presentemente. I Raymondi si dividevano nei rami Lionetta, Clara, Pola. Gli Appò, invece, sono variamente indicati come De Pado, De Apoho, Dappò e compaiono a Pancalieri dopo la metà del Quattrocento, provenienti da Faule. Ai Bonaudi, infine, di certo la famiglia più importante del luogo, appartenne un facoltoso notaio pancalierese della fine del secolo XV, Baldassarre. Due suoi discendenti, Gio Francesco e Carlo Domenico, furono giudici di Casalgrasso (dal 4 luglio 1694 al 24 dicembre 1698 e dal 25 aprile 1704 al 24 giugno 1706, il primo e alla morte del padre, il secondo).

Di alcune casate che hanno fatto la storia di Pancalieri a tutt'oggi non v'è più traccia. Chi direbbe che nell'arco dei secoli gli Agorio, i Cristiano, i Canale, i De Giorgis, i Facciotto, i Fornero, i Garitta, i Giordana, i Lamberti , i Morra, i Moya, i Perriale, i Rainero, i Savio, i Volvera rappresentavano una buona parte dei particolari di Pancalieri? Oppure che alcuni cognomi non compaiano prima del Settecento, quali Senestro, Cerato, Candellero, Belmondo, Graglia, Tamagnone, Sola? Alcune famiglie, poi, approdarono in Pancalieri verso la fine del secolo XVIII attirati dalla nascente industria tessile: è il caso dei Ropolo, che sono originari di Portula (provincia di Biella) o dei Bonetto, che arrivarono da Virle.

Riportiamo l'elenco in latino dei proprietari di Pancalieri desunto dal catasto delle mutazioni del 1477, in ordine alfabetico per nome, e quello del catasto del 1582, ordinato per cognome ed in italiano. Sarebbe bello che i giovani pancalieresi di oggi, ritrovando qualche loro antenato di seicento anni fa che respirava la stessa aria che loro ancora respirano, guardassero con occhi diversi alla loro terra e fossero orgogliosi di affondare le loro radici laddove altri prima di loro hanno vissuto, lavorato, sofferto e amato.

NB: la parola latina quondam sta per fu, hospes per ospite, relicta per vedova. Alias è usato per le persone portanti un doppio cognome.

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